Sindrome coronarica acuta con sopraslivellamento ST: l’accesso radiale presenta maggiori benefici rispetto all’accesso femorale
Uno studio ha valutato se l'accesso transradiale per la sindrome coronarica acuta con sopraslivellamento ST, nei pazienti sottoposti a trattamento invasivo precoce, sia associato a un migliore esito rispetto al tradizionale accesso transfemorale.
Nel RIFLE-STEACS ( Radial Versus Femoral Investigation in ST Elevation Acute Coronary Syndrome ), uno studio multicentrico, randomizzato, sono stati inclusi, nel periodo 2009-2011, 500 pazienti con accesso radiale e 501 pazienti ad accesso femorale da 4 Centri ad alto volume.
L’endpoint primario era rappresentato dalla percentuale NACE ( netto di eventi clinici avversi ) a 30 giorni, definito come un composito di mortalità cardiaca, ictus, infarto miocardico, rivascolarizzazione della lesione target e sanguinamento.
Endpoint secondari erano i singoli componenti del NACE e la durata della degenza in ospedale.
A 30 giorni l'endpoint primario di NACE si è verificato in 68 pazienti ( 13,6% ) del braccio radiale e in 105 pazienti ( 21.0% ) nel braccio femorale ( p=0.003 ).
Rispetto a chi era sottoposto ad accesso femorale, l'accesso radiale è risultato associato a una percentuale significativamente inferiore di mortalità cardiaca ( 5.2% vs 9.2%, p=0.020 ), di sanguinamento ( 7.8% vs 12.2%, p=0.026 ), e di più breve tempo di degenza ospedaliera ( p=0.03 ).
Dallo studio è emerso che l’accesso radiale nei pazienti con sindrome coronarica acuta sopraslivellamento del tratto ST, è associato a significativi benefici clinici, sia in termini di ridotta morbilità che di ridotta mortalità cardiaca rispetto all’accesso femorale. ( Xagena2012 )
Romagnoli E et al, J Am Coll Cardiol 2012; 60: 2481-2489
Cardio2012